lunedì 20 maggio 2013

Ancora sull’area della ferrovia non più in esercizio - Demanio civico.




Vito Vincenzo Di Turi
Consulente storico-giuridico in materia di usi civici e terre civiche - Istruttore Demaniale.
Iscritto nell’elenco regionale degli Istruttori e dei Periti Delegati tecnici - Sezione storico-giuridica
(Bollettino Ufficiale della Regione Puglia 11 novembre 2004, n. 135)


LETTERA APERTA
Al signor Dott. Arch. Pasquale D’Alò- Presidente del Consiglio Comunale
PALAGIANELLO
OGGETTO: Ancora sull’area della ferrovia non più in esercizio - Demanio civico.

Ho avuto notizia che la Regione Puglia- Assessorato alla qualità del territorio- Ufficio 1° - Osservatorio Abusivismo e Contenzioso - riguardo alle aree dismesse delle Ferrovie dello Stato ha comunicato al Comune di Palagianello che nel “Registro generale di tutte le ditte catastali che occupano terreni e fabbricati dei demani”, redatto a seguito della verifica demaniale del Perito Istruttore Dott. Augusto Alemanno del 09.05.1957, al numero d’ordine 428 ed al numero 570 sono riportate le aree, ricadenti rispettivamente in Parco del Casale ed abitato dello stesso Demanio, della dismessa rete ferroviaria, nel tratto che inizia dal ponte della gravina di Palagianello e fino al confine del territorio di Mottola.
Quell’Ufficio Regionale, dopo una breve descrizione delle ricerche effettuate con riferimento a quelle aree, afferma testualmente: “Per detti terreni non ricorrono, pertanto, i presupposti per l’applicazione dell’art. 54 della L.R. n. 14/2004 e (quod erat demostrandum) gli stessi sono tuttora gravati da uso civico”.
Intanto, quelle che impropriamente l’Ente Regione definisce terre “gravate da uso civico”, sono, invece, “terre civiche”, anzi demanio civico universale”, ovvero proprietà originaria ed esclusiva della popolazione, soggetto ad un severo regime giuridico di indisponibilità e tutela, proprio perché destinato agli usi e bisogni degli abitanti.
Preme evidenziare, pure, che il Demanio Civico Universale denominato Parco del Casale, del quale le aree in questione fanno parte, fu restituito ai cittadini (non al Comune) di Palagianello, prima e al di fuori della divisione in massa dei demani ex feudali, giusta decisione n. 143 del 20 giugno 1810 emanata dalla Commissione Feudale le cui sentenze, costituendo giudicato, per giurisprudenza costante sono irrevocabili per la funzione spiccatamente giurisdizionale della Commissione stessa.
Ora, ad integrazione di quanto affermato dalla Regione Puglia, sulla demanialità delle terre di cui si parla, sia consentito aggiungerne ancora una, altrettanto legittima, ovverosia che quelle terre conservano la demanialità, giacché, all’epoca, l’espropriazione avvenne nei confronti di cittadini che non avevano la disponibilità del terreno, poiché detentori illegittimi di demanio civico; abuso che, ad oggi, non risulta essere stato legittimato.
Al riguardo va evidenziato che è principio costante e consolidato della giurisprudenza costituzionale (cfr. Corte Costituzionale 28 giugno-13 luglio 1995, n. 319) che nel contrasto tra le indicazioni catastali e la prova giuridica del diritto di proprietà, deve prevalere quest’ultima.
In altri termini, posto che gli atti di esproprio debbano intendersi nulli, l’occupazione acquisita dalla Ferrovia, seguita all’uso pacifico ed ininterrotto del bene per oltre un secolo, non può, comunque, comportare il legittimo trasferimento in proprietà dei beni medesimi.
Tale fattispecie, infatti, si configurerebbe come usucapione, ma la dottrina e la giurisprudenza, in particolare la Corte di Cassazione, hanno più volte affermato che i beni civici oltre ad essere caratterizzati da un forte vincolo di inalienabilità sono totalmente inusucapibili oltre al fatto che i relativi diritti di uso civico sono imprescrittibili e l’azione di reintegra non trova limiti temporali.
Infatti, qualora sui demani civici siano avvenute occupazioni, le terre dovranno essere restituite alla collettività, a qualunque epoca l’occupazione delle stesse rimonti (art. 9 della legge 16/06/1927, n. 1766 e degli artt. 25 e segg. del R.D. 26/02/1928, n. 332).
Infine, la circostanza che le aree e le strutture realizzate sulle terre in esame non siano più utilizzate per gli scopi posti a base per giungere, all’epoca, all’azione espropriativa (costruzione ed esercizio della ferrovia), motiva l’applicazione dell’art. 41 del R.D. n. 332/1928, che sancisce il ritorno delle terre all’antica destinazione.
Vorrà disporre, sig. Presidente, perché copia della presente sia consegnata a tutti i Consiglieri Comunali al fine di stimolarli nell’azione di difesa degli interessi dei cittadini di Palagianello il cui patrimonio, intangibile, costituito dalle terre civiche, peraltro, oggetto di secolari spoliazioni, è soltanto gestito dal Comune, quale Ente esponenziale, in nome e per conto degli abitanti di Palagianello che ne sono proprietari.
La Comunità Palagianellese ve ne sarà grata.
Molti saluti.
10 maggio 2011
Vito Vincenzo Di Turi
Cittadino naturale di Palagianello
Istruttore Demaniale



domenica 12 maggio 2013

INAUGURAZIONE PISCINA "DAVIDE LENGE"





PER L'INAUGURAZIONE DELLA PISCINA INTITOLATA A  "DAVIDE LENGE"
Palagianello 06 luglio 2002

Molti si domanderanno chi sarà stato Davide Lenge e perchè dimorava in Palagianello.
In questo momento, può suscitare un certo interesse mettere in evidenza i lineamenti essenziali della Sua attività politico-amministrativa, con particolare riferimento a quella esplicitata in favore della cittadinanza quando il nostro comune, reduce da un periodo di sudditanza lungo un secolo, da quello di Palagiano, risentiva ancora del trattamento tipico che i Comuni capoluoghi riservano alle frazioni. 

Davide Lenge nasce il 5 gennaio 1868, compì gli studi in seminario sino alla soglia del sacerdozio; in seguito dedicò la sua attività alla politica nella natia Ginosa.
Agli inizi del '900, fra alcuni nostri concittadini, non sappiamo da quando con precisione, iniziò ad introdursi il pensiero socialista che oltre ad inculcare l'idea autonomistica, spinse quei cittadini ad interessarsi della cosa pubblica, fino ad allora monopolio quasi esclusivo di poche persone di Palagiano.
Con l'accentuarsi dei contrasti sociali, che seguirono alla crisi economicca ormai dilagante in tutto il Salento, verso la fine dell'ottocento, per iniziativa dell'Avvocato ginosino Edoardo Sangiorgio - che già nel 1892 aveva aperto un circolo socialista in Taranto - furono costituite in Palagianello, Castellaneta, Ginosa e Palagiano leghe dei braccianti e dei contadini poveri, cui seguì, agli inizi del novecento, la formazione di un nucleo di socialisti composto da braccianti agricoli, quasi tutti potatori, i quali, per ragione di lavoro, erano costretti a recarsi nelle masserie dell'agro di Castellaneta, Laterza, Ginosa ed altri comuni.
In Ginosa alcuni operai, fra i quali i più rappresentativi  erano Gaetano Terzuoli, Giuseppe Di Fonzo e il nonno (padre di nostra madre) Giulio Murgiano, conobbero Davide Lenge e riuscirono a portarlo a Palagianello con il preciso intento di metterlo alla testa dell'informe gruppo che si definiva socialista.
Con la Sua venuta a Palagianello, il gruppo di operai da amorfo che era, senza alcun serio programma di proselitismo e di lotta, ricevè una forte spinta organnizzatricce.
Davide Lenge - le cui prime esperienze politiche sono influenzate dall'Avvocato Edoardo Sangiorgio del quale seguiva, con viva partecipazione, tutte le conferenze - seppe imporsi subito all'attenzione della cittadinanza poichè, come suo primo attro impostò il problema dell'autonomia di Palagianello.
E' noto che Palagianello, per motivi degrafici, dal 1806 al 1907 fu prima Comune aggregato e poi frazione di Palagiano.
Come suo primo atto dicevo, impostò e portò a termine la vicenda dell'autonomia, tanto che, subito dopo il distacco da Palagiano, il primo Consiglio comunale nella seduta del 12 maggio 1908 - si badi bene alla sua seconda deliberazione, in pratica immediatamente dopo la nomina degli organi istituzionali, ovverosia Sindaco e Giunta Municipale - deliberò di conferirgli la cittadinanza onoraria.
Perchè?
Per meglio comprendere lo stato d'animo dei cittadini di Palagianello, è opportuno leggere quella deliberazione sol considerando che, quando si era frazione di Palagiano, ben poco si poteva ottenere da quesgli Amministratori, mentre al Lenge, che nella Camera del Lavoro svolgeva un po' il ruolo del consulente oggi, la gente ricorreva per esternare le proprie necessità, sicuri della buona riuscita.
Di quell'atto ci piace riferire il dispositivo che così recita:
Risultato legale il numero degli intervenuti il signor Presidente dichiara aperta la seduta coll'assistenza del Segretario assunto signor Libraro Francesco, Consigliere comunale ed apre la discussione sul seguente  oggetto messo all'ordine del giorno: "Cittadinanza onoraria al signor Davide Lenge" proponendone l'accoglimento, avuto riguardo all'opera attiva, costante ed efficace spiegata da costui per conseguiore quell'autonomia in virtù della quale oggi possono aver luogo queste riunioni per la tutela dei propri interessi.
Il Consiglio Comunale
Considerato che senza l'opera rigorosa ed indefessa del prelodato sig. Lenge la desiderata autonomia non si sarebbe conseguita, poichè fu appunto lui che in breve concepì l'idea, la sostenne, vi appassionò il paese e la propugnò calorosamente con giovanile baldanza, finchè non divenne un fatto compiuto.
Ritenuto che tanto amore, tanto interesse per le cose di questo paese, ove egli si è stabilito da poco, gli danno ben diritto a che possa essere annoverato tra coloro che nascendo ne respirarono le prime arie.
Ad unanimità di voti per alzata e seduta,
 Delibera
   Concedere al sig. Lenge la cittadinanza onoraria di Palagianello surto a Comune per opera di lui.
Con queste motivazioni il Consiglio comunale di Palagianello, volle onorarem questo cittadino acquisito, il quale, con la sua azione, riportò all'autonomia il nostro Comune che, invero, sin dal XV secolo aveva dignità e attribuzioni amministrative, per essere stata Magnifica Università - copme allora erano chiamati i comuni - in virtù delle prammatiche di Ferrante primo d'Aragona promulgate nella seconda metà del '400 e che soltanto una legge napoleonica nel 1806  le aveva sottratte per motivi demografici.
Contestualmente alla questione dell'autonomia, con il Lenge furono impostati ed attuati due problemi di carattere socio-politico styrettamente legati fra loro, vale a dire la costituzione della Lega dei Contadini e la Cooperativa di Consumo fra i lavoratori di Palagianello.
Davide Lenge - che nel 1900 era schedato presso la Prefettura di Lecce come fervente socialista - durante la sua permanenza in Palagianello, ebbe diversi incarichi.
Oltre ad essere stato eletto Consigliere comunale nella consultazione amministrativa del 19 dicembre 1909:
  1. fu promotore e Segretario della Lega dei contadini di Palagianello;
  2. assunse lacarica di Segretario della Cooperativa di Consumo dei Lavoratori di Palagianello, nata con lo scopo di acquistare all'ingrosso generi di prima necessità, per distribuirli ai soli soci al prezzo di costro, maggiorato delle sole spese di amministrazione;
  3. fu nominato Segretario della Società Anonima Cooperativa Agricola di Palagianello che si proponeva di migliorare progressivamente la condizione economica e morale dei lavoratori, procurando loro lavoro e abituandoli alla previdenza;
  4. fece parte quale Componente della Commissione di Vigilanza scolastica e della Congregazione di Carità, vale a dirre due importanti settori dell'Amministrazione: la pubblica istruzione e l'assistenza; con la conseguenza che, finalmente, i braccianti incominciarono a fruire di soccorsi in natura e di medicinali in caso di malattie;
  5. si adoperò, con abnegazione, in favore della popolazione in occasione dell'epidemia colerica che colpì la nostra cittadina, tanto che nella seduta consiliare del 28 settembre 1911, dal banco della maggioranza, il Consigliere Vito Di Cosolo gli rivolse parole d'encomio;
  6. partecipò al Congresso Perovinciale Socialista tenutosi in Lecce nel 1912;
  7. il 24 e 25 novembre dello stasso anno prese parte al Congresso Regionale Socialista tenutosi a Trani dove fu relatore sul 7° ordine del giorno riguardante i problemi regionali pugliesi, per la soluzione dei quali sostenne si dovesse interessare l'opera dei deputati del partito;
  8. prese parte attiva al Consiglio Collegiale Socialista che ebbe luogo in Taranto nel 1913, proponendo, in quella sede, la costituzione di una Federazione dei Lavoratori della Provincia. In quell'occasione fu eletto componente del comitato provvisorio; 
  9. dal 1913 fece parte della redazione del giornale in vernacolo tarantino "U Panariedde" che si pubblicava in Taranto.    
Una ultima annotazione, per meglio imquadrare la figura del Lenge nell'azione che sempre sostenne in favore dei più deboli.
Sin dal 1910, Davide Lenge, convinto che i beni civici potevano e dovevano essere gestiti in favore della collettività che ne è proprietaria, propose al Consiglio Comunale la municipalizzazione del servizio farmaceutico, la cui spesa sarebbe stata finanziata con i proventi del taglio periodico del bosco civico Serrapizzuta che, all'epoca, rappresentava una voce importante nella parte entrata del bilancio comunale.
Chiudiamo questo nostro breve escursus sull'attività politico-amministrativa di Davide Lenge, augurandoci vivamente che dalle ideologie e dagli infiniti incontri e scontri fra i partiti sorga, per questa nostra cittadina, un avvenire di concordia, e non abbiano a ripetersi certi errori commessi in passato.
Con riferimento al Lenge, ne citiamo soltanto due: 
  1. per motivi che non rientravano nella sfera dell'attività pubblica, ma che investivano la vita strettamente privata del Lenge, nel 1915 fu deliberata la decadenza da cittadino onorario del nostro comune;
  2. ad appena quattordici giorni dalla marcia su Roma e dalla firma da parte di Vittorio Emanuele III, del decreto legge che portò al potere Mussolini - un premuroso Regio Commissario l'undici novembre 1922, con i poteri della Giunta, ritenne opportuno sostituire il nome di Davide Lenge dato aa una piazza - querlla dove ora insiste il mercato coperto - con quello di Benito Mussolini, a suo dire "altamente benemerito della Nazione e che oggi è simbolo di vera e sana italianità".
In epoca successiva, la denominazione Piazza Vittorio Veneto fu la correzione all'abbaglio del Regio Commissario preso nel 1922.
L'errore del 1915, invece, fu emendato il 22 marzo 1921, ovverosia a tre anni dalla morte del Lenge, avvenuta nel 1918 in Milano - dove nel frattempo si era trasferito prestando servizio presso l'Impresa Elettrica Edison - ed a sei anni dalla revoca, il Consiglio Comunale, riconcesse a Davide Lenge la cittadinanza onoraria di Palagianello, nella considerazione del fatto che la precedente Amministrazione inconsultamente e senza plausibili motivi aveva dichiarato la decadenza dall'onorificenza a suo tempo attribuitagli.
Con quell'atto gli furono restituiti i dovuti onori.
Ne aveva ben diritto.
Innanzi a tale figura, Signori, giù il cappello.
Vito Vincenzo Di Turi 

















lunedì 29 aprile 2013

Relazione su Usi Civici e Terre Civiche







La Gravina di Palagianello tra archeologia, storia e recupero.
giovedì 1° dicembre 2011 ore 18,00
Auditorium Don Vincenzo Paradiso – Palagianello
Intervento di
Vito Vincenzo Di Turi – Istruttore Demaniale
---==(0)==---
“In questo periodo nel nostro Comune si parla molto di usi civici. 
Che cosa sono? . . . .   Per adesso vi dico che sono diritti e beni di nostra proprietà.
Non dovete meravigliarvi!
Dei 4.327 ettari di territorio che sviluppa in nostro Comune ben 1.900, sono di proprietà dei cittadini di Palagianello, non del Comune.
E, proprio grazie a queste proprietà collettive possiamo ancora godere, per esempio, in Palagianello, ed in altri Comuni, dell’aria balsamica dei boschi poiché queste aree, per il semplice fatto di appartenere al Demanio civico, sono sottoposte a un regime speciale di gestione, oltre al vincolo paesaggistico a norma del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 che, peraltro, ha ripreso quanto, in materia ambientale, prevedeva la cosiddetta Legge Galasso del 1985.
Agli stessi vincoli ed alla stessa tutela paesaggistica è soggetta la “Gravina” oggetto di questo Convegno.
Intanto mi preme dire che ogni qualvolta che ci si appresta a ricostruire la storia dei diritti di Uso civico, bisogna tornare indietro. . . . assai indietro nel tempo.
Si tratta di ricostruire le vicende di queste terre, per vedere in conformità a quale documentazione, normalmente d’archivio, che cosa succedeva su quel demanio, studiando un numero imprecisato di carte  a prima vista vuote di significato pratico, almeno per le situazioni attuali.
Così non è, per due motivi di portata contrastante:
Il primo è l’abbondanza della possibilità di documentare;
Il secondo, al contrario, la relativa scarsità della documentazione fino a noi pervenuta, poiché gli Archivi più vicino a noi ovvero l’Archivio comunale di Palagianello e quello di Palagiano sono avari di documenti, almeno per quanto riguarda le terre civiche.
La ricerca si è rilevata problematica considerando che il periodo interessato va individuato agli inizi del XIX secolo, quando Palagianello aveva ancora dignità ed autonomia amministrativa quale “Università”. 
Nel 1806 il riordino amministrativo portò Palagianello ad essere aggregato al Comune di Palagiano.
Tuttavia le mie ricerche sono state dirette verso gli Archivi di Stato di Napoli e Lecce, atteso che sulla questione terre demaniali, quelli Comunali di Palagianello e Palagiano si sono dimostrati avari di documenti, per incuria o forse per coprire lo scempio fatto in epoca relativamente lontana sul demanio civico.
La razzia degli atti di Archivio, molto probabilmente, va collegata con l’assalto portato alle terre civiche da cittadini, spesso Amministratori comunali o loro parenti, dopo l’eversione della feudalità e immediatamente dopo la divisione in massa dei demani.
La distruzione dei documenti era pratica diffusa. Al riguardo mi piace riportare quanto l’Agente Demaniale Cav. Nicola Geofilo ebbe a esporre al Consiglio Comunale di Palagiano nella seduta del giorno 8 agosto 1915.
In quella occasione l’Agente Demaniale  lamentava di non avere rintracciato in quell’archivio sufficienti documenti, addebitando la dispersione al fatto che “. . lo spettro demaniale poteva un giorno affacciarsi minaccioso”.
Situazione alquanto strana quella degli Archivi Storici dei due Comuni che non potendo offrire (almeno per la parte che riguarda le terre civiche) documenti al ricercatore ed allo studioso, fa pensare a qualcosa come se, Palagianello e Palagiano, hanno avuto alle spalle una storia terriera ignota o, peggio, non hanno per niente storia demaniale.
Alla bisogna, le storie le hanno fornito gli Archivi dello Stato di Lecce e Napoli, come prima detto.
Dopo questa breve digressione, riassumo brevemente i termini della questione, per richiamare alla nostra memoria i momenti essenziali e necessari ad inserire opportunamente l'oggetto del nostro incontro.
GLI USI CIVICI
Nella quasi totalità dei Comuni dell’ex regno delle due Sicilie, la storia delle terre pubbliche è sconosciuta ai più!
Nel nostro comune solo gli anziani erano in grado di testimoniarla, fra questi il Cavaliere di Vittorio Veneto Antonio Donvito, detto Cinquedenti, da me intervistato nel 1984!
Devo dare atto che la storia demaniale tramandata oralmente, della quale il cav. Donvito era l’ultimo depositario, ha trovato puntuale riscontro nei documenti reperiti nei vari archivi.
Adesso è presente nella memoria di pochi e va del tutto scomparendo in quella popolare, con buona pace degli affaristi, dai quali la speculazione sui beni della popolazione andava salvaguardata fin dal momento in cui le prospettive di valorizzazione extra-agrarie delle terre cominciavano a rendersi evidente.
I beni civici andavano tutelati per conservarli al soddisfacimento di interessi generali, adottando le opportune norme di aggiornamento per l’esercizio del diritto degli usi civici nella situazione attuale, non ultimo quello della necessità (prima casa) restituendo ai cittadini quel diritto che nel Lazio, per esempio, era già conosciuto e regolato nelle disposizioni statutarie dello Stato Pontificio e che va sotto il nome di jus casalinandi. 
E’ universalmente([1]) riconosciuto, e nel nostro Paese codificato, che gli usi civici sono diritti reali di godimento inalienabili, vincolati in perpetuo a favore della collettività che ne è titolare fin dai tempi più antichi: “AB IMMEMORABILI”.
Nella nona riunione scientifica tenutasi il 6 e 7 novembre 2003 presso l’Università di Trento il tema in discussione aveva questo titolo:
 “Avevano tutto, e nulla possedevamo
A quel tema ho aggiunto un sottotitolo - Ovverosia dalla divisione in massa e quotizzazione dei demani alla ricostituzione del latifondo finanziato dai cittadini di Palagianello”.
Che cosa sono le terre civiche?
Le terre civiche, che si trovano pressoché tutte nell’Italia meridionale, sono terre di proprietà dei cittadini, come affermato dalla dottrina e dalla costante giurisprudenza.
Di queste il Comune, quale Ente esponenziale, ne cura semplicemente gli interessi nei confronti di terzi.
Ed ancora: Che cosa sono gli usi civici?
Gli usi civici, invece, sono diritti reali perpetui di godimento (diritti di uso e godimento su terre di proprietà privata) caratterizzati dal fatto che spettano ai componenti di una collettività, <uti singuli> ovvero ad ogni persona individualmente considerata ed <uti universi>;
Mentre gli usi civici sono destinati a cessare attraverso il procedimento estintivo della liquidazione, per il demanio universale([2]) si chiede un completo riconoscimento anche alle terre, massicciamente, usurpate a vario titolo, sia da parte degli Enti pubblici sia di privati.
I demani civici sono inalienabili([3]), inusucapibili, imprescrittibili([4]), indisponibili([5]), e, quindi, soggetti al vincolo della incommerciabilità ed a quello della destinazione.
Qualcuno si domanderà come le terre civiche sono pervenute ai cittadini.
Dopo la legge 2 agosto 1806 abolitiva della feudalità, con il decreto 8 giugno 1807 furono dettate le norme per l’esecuzione della divisione in massa delle terre ex feudali.
Ai cittadini di Palagianello, a seguito della divisione in massa furono assegnati circa 1.900 ettari, la differenza rimase in proprietà privata all’ex feudatario.
 Alle università, come allora erano denominati i Comuni, dovevano essere assegnati i terreni più vicini all'abitato, da dividere, poi tra i cittadini nullatenenti.
Questa imponente operazione di redistribuzione di una parte consistente del patrimonio fondiario, nonostante le buone intenzioni non eliminò le disuguaglianze presenti nella distribuzione della proprietà terriera, che, al termine di questo processo, rimase ancora sostanzialmente concentrata nelle mani di poche famiglie, all’interno delle quali sempre era presente un pubblico amministratore.
Non a caso le operazioni di quotizzazione durarono per decenni giacché le terre soggette alla divisione erano nel possesso abusivo di amministratori o loro familiari.
Ciò dava spazio, tra l’altro, ad abusi nella gestione e sconfinamenti nel Demanio comunale con conseguente increscioso fenomeno delle usurpazioni delle terre civiche.
La questione, nell’arco di circa due secoli, è stata sottoposta a quattro verifiche le quali, tutte, hanno accertato il fenomeno dell’usurpazione del demanio civiche.
Dal resoconto delle quattro operazioni peritali abbiamo avuto la possibilità di individuare oltre agli occupatori abusivi del demanio civico, abbiamo potuto valutare anche le dimensioni del fenomeno delle usurpazioni.
Parte dei demani Conocchiella, Titolato e Parco del casale sin dai primi anni del secolo XIX, sono nelle mani di quattro o cinque persone, di solito amministratori, le cui famiglie sono tutte imparentate fra loro attraverso matrimoni incrociati.
Qualche esempio.
Nella seduta Consiliare del 13 aprile 1878, fra gli argomenti in discussione si doveva trattare delle quote Demaniali abbandonate e dell’usurpazione di strada vicinale di servitù pubblica.
Su venti consiglieri presenti in quella seduta ben dodici erano possessori senza titolo di demanio civico.
Relatore degli argomenti, su invito del Sindaco, fu nominato un Consigliere la cui famiglia, oltre ad annoverare al suo interno Sindaci e Consiglieri Comunali e burocrati quali il Segretario Comunale, deteneva, non si conosce a quale titolo, demanio civico nella Conocchiella.
Non solo, lo stesso Consigliere fu incaricato dal Consiglio, con 11 voti favorevoli su 12 presenti e votanti (forse il Consigliere incaricato ebbe il pudore di non votarsi), di verificare le quote demaniali.
In sostanza quel Consigliere doveva controllare le quote della Conocchiella in suo possesso, doveva eseguire la verifica nei confronti di altri dieci Consiglieri, tutti possessori senza titolo di parte del demanio civico, oltre ad accertare le usurpazioni fatte nella strada vicinale di servitù pubblica che sin dagli inizi del secolo XIX era nell’illegittimo possesso, come accertato da tutte le perizie demaniali, della famiglia del Sindaco in carica.
In altri termini, è come se avessero chiesto alla volpe, incaricata della vigilanza del pollaio, di dare spiegazioni sulla sparizione delle galline.
Ancora più indicativa è la composizione della Giunta Municipale del 1871 formata da persone appartenenti tutte alla stessa famiglia, oltre che possessori senza titolo di demanio civico.
Come dire che l’Ente Comune fosse un’azienda a conduzione familiare.
Accadeva, pure, che, alla presenza di una verifica demaniale, gli Amministratori, ripeto tutti interessati alla questione Terre civiche, non solo nominavano i Consiglieri che dovevano, insieme al perito, studiare le carte ma, indicavano, pure, quale Demanio civico doveva subire la verifica. Certamente non quello in loro possesso.
Ed allora: Quis custodiet custodes?
Chi controllava i controllori?
I cittadini di Palagianello subirono passivamente la questione demanio, a differenza di quelli di altri comuni che dimostrarono di saper difendere il proprio demanio dagli usurpatori riuscendo, anche con manifestazioni di piazza ed azioni giudiziarie, a far valere i loro diritti.
Non fu così, per esempio:
1.   A Santeramo (BA), che durante il periodo feudale, subì le vessazioni dei Caracciolo, gli stessi di Palagianello, i cittadini, contro l'inerzia degli Amministratori, seppero difendere e recuperare nel 1910 parte del demanio usurpato, poi quotizzato nel 1933.
2.   A Castelgrande (PZ) nel 1913 fu lo stesso Sindaco, Notaio Potito De Santis - autore, fra l'altro, de "I demani comunali indivisi", a farsi promotore del recupero, al patrimonio civico, di zone demaniali usurpate in epoca precedente.
3.   A Palagianello, invece, nell'indifferenza totale dei cittadini, meno qualche ricorso in epoca lontana, gli Amministratori hanno cercato, riuscendovi, di mettere in letargo la questione.
Le tre situazioni non necessitano commenti.
Questa in sintesi la storia demaniale del nostro Comune del XIX secolo, forse un po’ confusa e lacunosa, compressa nell’arco temporale di 15 minuti a me assegnati.
Per questo un ammonimento cinquecentesco mi è stato di guida:
“CHI NON PUO’ TUTTO FACCIA QUEL CHE PIU’ GLI SIA POSSIBILE

Delle spoliazioni, dei fatti e misfatti riferiti al secolo scorso e fino ai nostri giorni spero di avere l’occasione di parlarne in un prossimo futuro.
Per ora mi piace finire con un giudizio dello storico lucano Giacomo Racioppi, il quale, nell’immediatezza dei fatti ebbe a dire:
"......fu ordinato distaccarsi dalla proprietà feudale una parte delle terre, e questa parte venne attribuita al Comune non come suo patrimonio, ma come retaggio dei minori cittadini, a cui il Comune doveva trasmetterle.
Queste porzioni distaccate dalle terre feudali in compenso degli usi civici, costituirono i beni demaniali del Comune, eredità futura dei nullatenenti".

Grazie a voi tutti

Vito Vincenzo Di Turi



[1] )-Si conoscono diritti di usi e proprietà collettive nell’Impero Russo (Obscina), Allmend in Svizzera, Derrota nella Spagna, Zadruga nei paesi Slavi e persino in Kenya risulta esistere il “coccatico”, vale a dire il diritto di far proprio il cocco jure filiationis aut incolatus, ossia solamente dai naturali del posto e coloro che vi abitano.
[2] )Il demanio Universale o di uso civico è condominio dei cittadini, vigilato e coordinato dal Comune. - Cfr. Donato Antonio TOMMASI – “Canoni e Usi Civici” – Tip. Nazionale – Roma – 1913, pag. 137.
[3] )Impossibilità giuridica di vendere, cedere, trasferire beni o diritti - Che non può essere ceduto, trasferito, venduto,.
[4] )Caratteristica di alcuni diritti che non si estinguono anche se non vengono esercitati per lungo tempo - Non estinzione di un diritto.
[5] ) – Condizione di ciò che non può essere liberamente utilizzato.